Mi è capiato di leggere un'intervista a Mastrocola, Ricolfi e Canfora sulla scuola. Si tratta di tre intellettuali che godono di una notevole esposizione mediatica all'interno del discorso generalista sull'educazione. Tuttavia, le loro posizioni sono piuttosto disinformate e personalmente ritengo che ai luoghi comuni espressi nel corso dell'intervista sia utile affiancare le considerazioni seguenti.
1. La scuola non ha bisogno di essere salvata.
2. È impossibile immaginare una scuola diversa senza immaginare una società diversa.
3. Una scuola democratica per una società democratica non è impossibile da realizzare.
4. Però è difficile, molto difficile. È per questo che, tra chi insegna, chi si impegna per una scuola democratica tende a far interagire i contenuti coi metodi in maniera più rigorosa di chi, consapevolmente o meno, insegna per riprodurre disuguaglianze.
Facciamo un esempio, parliamo di valutazione. Chi insegna in modo democratico per una scuola democratica non "regala voti" né li brandisce come un'arma, ma al contrario usa in modo rigoroso la valutazione come mezzo – non come fine – di insegnamento e apprendimento.
5. Però fare questo è difficile, bisogna avere una solida competenza nei contenuti e nei metodi. Al contrario, è molto più facile recitare la solita solfa lasciando che chi è in grado di apprendere apprenda, trascurando chi non ce la fa per poi deresponsabilizzarsi lodando mitici tempi andati che non tornano più (e meno male, aggiungo). È così che la scuola riproduce le disuguaglianze sociali, economiche e culturali.
6. In ogni caso, i richiami a una scuola elitaria e selettiva sono funzionali a una società elitaria e selettiva.