In uscita l'11 maggio
...va tenuto presente che, come ogni dinamica incentrata sull’assunzione di responsabilità da parte di chi apprende, elementi centrali nella valutazione orientata in senso educativo come l’autovalutazione, la valutazione tra pari e il ricorso a riscontri descrittivi che non danno luogo a graduatorie non incontrano necessariamente il favore di dirigenti, insegnanti, studentesse, studenti e famiglie. Si tratta di un destino che accomuna tutte le prassi emancipatrici e attive, chiamate a scontrarsi con pregiudizi e valori introiettati attraverso anni di pedagogia depositaria. La strada percorsa dalla valutazione educativa è da sempre contrassegnata da ostacoli.
Sappiamo che l’esigenza di una valutazione formativa (Vertecchi, 1976) è legata all’ampliarsi della base sociale della scuola secondaria. In questo contesto, usare la valutazione come dispositivo riproduttivo di selezione meritocratica rappresenta una scelta che minimizza lo sforzo di insegnanti, studentesse e studenti e consente al sistema di legittimare iniquità altrimenti insostenibili. Al contrario, l’impiego della valutazione come prassi democratica e strategia trasformativa comporta un rigore metodologico e un’assunzione di responsabilità che scoraggiano individui poco propensi a mettere in discussione valori e rapporti di potere consolidati.